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fuoco

LE TRE FIERE

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CANTO I, VERSI 31-54

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, 
una lonza leggiera e presta molto, 
che di pel macolato era coverta; 
 
e non mi si partia dinanzi al volto, 
anzi ’mpediva tanto il mio cammino, 
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
 
Temp’era dal principio del mattino, 
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle 
ch’eran con lui quando l’amor divino 
 
mosse di prima quelle cose belle; 
sì ch’a bene sperar m’era cagione 
di quella fiera a la gaetta pelle 
 
l’ora del tempo e la dolce stagione; 
ma non sì che paura non mi desse 
la vista che m’apparve d’un leone. 
 
Questi parea che contra me venisse 
con la test’alta e con rabbiosa fame, 
sì che parea che l’aere ne tremesse.
 
Ed una lupa, che di tutte brame 
sembiava carca ne la sua magrezza, 
e molte genti fé già viver grame, 
 
questa mi porse tanto di gravezza 
con la paura ch’uscia di sua vista, 
ch’io perdei la speranza de l’altezza.

 

PARAFRASI

Ed ecco che apparve, quasi all'inizio della salita, una lonza snella e molto agile, ricoperta di pelo maculato; e non si allontanava di fronte a me, anzi, impediva a tal punto il mio cammino che io pensai più volte di tornare indietro.

 

Erano le prime ore del mattino, e il sole stava sorgendo insieme a quella costellazione (l'Ariete) che era con lui il giorno della Creazione, quando l'amore divino mosse per la prima volta quelle belle cose; così l'ora del giorno e la stagione primaverile mi davano buoni motivi per sperare bene a proposito di quella belva dalla pelle chiazzata; ma non al punto che non mi desse paura la vista, che mi apparve subito dopo, di un leone. 


Questi sembrava venire contro di me, con la testa alta e con fame rabbiosa, al punto che persino l'aria sembrava tremare. 


Ed ecco apparire una lupa, che nella sua magrezza sembra piena di tutti i desideri e spinse molte persone a vivere miseramente; questa mi procurò una tale angoscia, col terrore che mi ispirava il suo aspetto, che persi la speranza di raggiungere la sommità del colle. 

INFORMAZIONI

CANTO I

 

Siamo all’inizio del viaggio di Dante. Dopo essersi smarrito nella selva oscura, il poeta incontra le tre fiere: la lonza, il leone, la lupa. La paura che questi animali spaventosi provocano nell’animo nel poeta passerà ben presto in secondo piano, grazie all’arrivo di Virgilio che guiderà Dante per la maggior parte del suo viaggio. 

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I MOSTRI

 

Le tre fiere sono il primo ostacolo del viaggio di Dante. Appaiono una dopo l’altra, sbarrando progressivamente la strada che il poeta vuole percorrere.

 

La prima a comparire è lonza dal pelo maculato che spinge Dante a indietreggiare spaventato. Questo animale è il simbolo allegorico della lussuria, il primo dei tre peccati di cui Dante si deve liberare per proseguire il suo viaggio.

 

Dopo la lonza appare il leone, affamato e rabbioso; allegoria della superbia, questo leone sembra pronto ad azzannare Dante. 

 

Per ultima si presenta la lupa, magrissima e anch’essa famelica. Simbolo dell’avarizia, questa è la fiera che più spaventa il poeta. Infatti, nel suo immaginario, l’avarizia è la prima causa del disordine morale e politico dell’Italia nel Trecento e quindi uno dei motivi primari per cui Dante compie questo viaggio purificatore.

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