

GERIONE

CANTO XVII, VERSI 1-27
«Ecco la fiera con la coda aguzza,
che passa i monti, e rompe i muri e l’armi!
Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!».
Sì cominciò lo mio duca a parlarmi;
e accennolle che venisse a proda
vicino al fin d’i passeggiati marmi.
E quella sozza imagine di froda
sen venne, e arrivò la testa e ’l busto,
ma ’n su la riva non trasse la coda.
La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle,
e d’un serpente tutto l’altro fusto;
due branche avea pilose insin l’ascelle;
lo dosso e ’l petto e ambedue le coste
dipinti avea di nodi e di rotelle.
Con più color, sommesse e sovraposte
non fer mai drappi Tartari né Turchi,
né fuor tai tele per Aragne imposte.
Come tal volta stanno a riva i burchi,
che parte sono in acqua e parte in terra,
e come là tra li Tedeschi lurchi
lo bivero s’assetta a far sua guerra,
così la fiera pessima si stava
su l’orlo ch’è di pietra e ’l sabbion serra.
Nel vano tutta sua coda guizzava,
torcendo in sù la venenosa forca
ch’a guisa di scorpion la punta armava.
PARAFRASI
«Ecco la belva con la coda appuntita, che passa le montagne e spezza muri e difese! Ecco colei che ammorba tutto il mondo col suo fetore!»
Così iniziò a parlarmi il mio maestro, e accennò al mostro di venire all'orlo del Cerchio, vicino alla fine dell'argine in pietra. E quello spregevole mostro, immagine della truffa, degli imbrogli, si avvicinò sporgendo la testa e il busto ma tenendo la coda lontana dall'orlo.
Aveva il volto di un uomo giusto, tanto rassicurante era il suo aspetto, mentre il resto del corpo era di serpente; aveva due zampe pelose che arrivavano alle ascelle; il dorso e il petto ed entrambi i fianchi erano dipinti di nodi e rotelle. Né i Tartari né i Turchi produssero mai tessuti con più colori, ricami di sfondo e a rilievo, né Aracne realizzò mai tele siffatte.
Come talvolta i burchielli (imbarcazioni) stanno a riva e tengono parte dello scafo in acqua e parte a terra, e come là fra i Tedeschi (nei paesi nordici) il castoro si prepara a catturare la preda, così l'orribile bestia stava sull'orlo, che è in pietra e circonda il sabbione.
La sua coda guizzava tutta nel vuoto, volgendo in alto la forbice velenosa che aveva un pungiglione simile a quello dello scorpione.
INFORMAZIONI
CANTO XVII
Siamo all'inizio del canto XVII. Nel III girone del VII Cerchio si trovano i violenti contro Dio, la natura e l’arte, divisi in 3 schiere: i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai. La pena a loro inflitta richiama una pena molto comune nel Medioevo: il rogo.
Sulle anime di questi violenti cade una pioggia di fuoco senza fine. I bestemmiatori stanno chinati sulla sabbia infuocata, i sodomiti sono costretti a camminare continuamente e gli usurai, infine, sono obbligati a stare seduti ai bordi del girone, mentre fissano la borsa appesa al loro collo, su cui vi è lo stemma della loro casata.
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In questo contesto appare Gerione che porterà in groppa Dante e Virgilio fino all’VIII Cerchio.
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IL MOSTRO
Gerione è un personaggio della mitologia classica che lo descrive come una figura negativa che nutriva i suoi buoi di carne umana. Dante lo trasforma completamente.
Virgilio lo presenta a Dante come una belva fetente, dalla coda appuntita che è in grado di arrampicarsi ovunque. Ha il volto di un uomo, il corpo di un serpente, due zampe pelose e artigliate; il dorso e il petto sono caratterizzati da protuberanze di vari colori. Dante utilizza le caratteristiche del mostro per rappresentare visivamente il peccato punito poi nell'VIII Cerchio (la frode), di cui il mostro è il custode.
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Il Gerione di Blake ha un volto umano, gentile, che non sembra per niente quello di una bestia malvagia. L'immagine appare statica e priva di profondità . I colori aumentano la percezione di un’illustrazione poco spaventosa, nonostante la rappresentazione delle varie componenti della sua figura sia molto dettagliata.

Il Gerione di Dorè ha un volto che mostra tratti maligni e anche la posizione in cui si trova, con lo sguardo che guarda verso lo spettatore, rende l’idea di mostruosità . Le ali, che non sono presenti nell’illustrazione di Blake, donano un tocco di disumanità in più e rendono l’immagine più dinamica e spaventosa.

Dell'Otto è molto fedele alla descrizione dantesca di Gerione. Il volto del mostro è effettivamente umano e non terrificante come lo sono altri dettagli della sua figura, come gli artigli e la lunga coda velenosa. Il dipinto è molto realistico, e Gerione sembra ancora sul punto di completare il suo movimento verso il basso, da dove Dante e Virgilio lo guardano.

Il Gerione di Blake ha un volto umano, gentile, che non sembra per niente quello di una bestia malvagia. L'immagine appare statica e priva di profondità . I colori aumentano la percezione di un’illustrazione poco spaventosa, nonostante la rappresentazione delle varie componenti della sua figura sia molto dettagliata.