top of page
fuoco

I GIGANTI

9.png

CANTO XXXI, VERSI 16-33

Dopo la dolorosa rotta, quando  
Carlo Magno perdé la santa gesta,  
non sonò sì terribilmente Orlando.
 
Poco portai in là volta la testa,  
che me parve veder molte alte torri;  
ond’io: «Maestro, di’, che terra è questa?».
 
Ed elli a me: «Però che tu trascorri  
per le tenebre troppo da la lungi,  
avvien che poi nel maginare abborri. 
 
Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi,  
quanto ’l senso s’inganna di lontano;  
però alquanto più te stesso pungi». 
 
Poi caramente mi prese per mano,  
e disse: «Pria che noi siamo più avanti,  
acciò che ’l fatto men ti paia strano, 
 
sappi che non son torri, ma giganti,  
e son nel pozzo intorno da la ripa  
da l’umbilico in giuso tutti quanti».

PARAFRASI

Quando Carlo Magno perse la sua retroguardia di paladini a Roncisvalle, Orlando non suonò il suo corno in modo altrettanto terribile. 

​

Voltai la testa poco più in là, tanto che mi sembrò di vedere molte alte torri; allora chiesi: «Maestro, dimmi: che terra è questa?» 

 

E lui a me: «Dal momento che spingi lo sguardo nell'oscurità troppo da lontano, avviene che poi i tuoi pensieri siano confusi. Tu vedrai bene, una volta arrivato fin là, quanto i sensi siano ingannati dalla distanza; perciò affrettati ad arrivare». 


Poi mi prese per mano con dolcezza, dicendo: «Prima che noi ci spingiamo più avanti, e affinché la cosa ti sembri meno strana, sappi che quelle non sono torri ma giganti, e sono conficcati tutti nella roccia intorno al pozzo dall'ombelico in giù». 

INFORMAZIONI

CANTO XXXI

 

Siamo nel XXXI Canto dell’inferno. Dante e Virgilio si avvicinano al lago di Cocito, dove incontrano i giganti, con cui non potranno conversare perché parlano un linguaggio incomprensibile. In questo canto si passa dall’VIII al IX Cerchio dell’Inferno. I principali protagonisti sono i giganti che vengono inizialmente scambiati da Dante per torri.  

​

Per aver peccato di superbia, osando scalare l’Olimpo, i giganti sono condannati all’immobilità ed emergono dal fondo del pozzo centrale come grandissime torri. Essi, inoltre, per aver sfidato gli dèi, sono stati privati della capacità di comunicare con gli altri.  

​

​

I MOSTRI

​

Il primo gigante è Nembrod, il secondo è Fialte e l’ultimo è Anteo. I giganti sono creature mitologiche di corporatura smisurata e dalla forza immane ed emergono dall’ombelico in su dal fondo del pozzo centrale, che divide l’VIII e il IX Cerchio. Solo Anteo può muoversi, infatti porterà i due poeti sul fondo del pozzo. I giganti non hanno una funzione di controllo vera e propria, ma sono visti più come dei dannati associati al peccato di tradimento.  

bottom of page