

I MALEBRANCHE

CANTO XXI, VERSI 22-57
Mentr’io là giù fisamente mirava, 
lo duca mio, dicendo «Guarda, guarda!», 
mi trasse a sé del loco dov’io stava.
Allor mi volsi come l’uom cui tarda 
di veder quel che li convien fuggire 
e cui paura sùbita sgagliarda,
che, per veder, non indugia ’l partire: 
e vidi dietro a noi un diavol nero 
correndo su per lo scoglio venire.
Ahi quant’elli era ne l’aspetto fero! 
e quanto mi parea ne l’atto acerbo, 
con l’ali aperte e sovra i piè leggero!
L’omero suo, ch’era aguto e superbo, 
carcava un peccator con ambo l’anche, 
e quei tenea de’ piè ghermito ’l nerbo.
Del nostro ponte disse: «O Malebranche, 
ecco un de li anzian di Santa Zita! 
Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche
a quella terra che n’è ben fornita: 
ogn’uom v’è barattier, fuor che Bonturo; 
del no, per li denar vi si fa ita».
Là giù ’l buttò, e per lo scoglio duro 
si volse; e mai non fu mastino sciolto 
con tanta fretta a seguitar lo furo.
Quel s’attuffò, e tornò sù convolto; 
ma i demon che del ponte avean coperchio, 
gridar: «Qui non ha loco il Santo Volto:
qui si nuota altrimenti che nel Serchio! 
Però, se tu non vuo’ di nostri graffi, 
non far sopra la pegola soverchio».
Poi l’addentar con più di cento raffi, 
disser: «Coverto convien che qui balli, 
sì che, se puoi, nascosamente accaffi».
Non altrimenti i cuoci a’ lor vassalli 
fanno attuffare in mezzo la caldaia 
la carne con li uncin, perché non galli. 
PARAFRASI
Mentre io fissavo attentamente in basso, il mio maestro mi tirò a sé dal punto dove stavo, dicendomi: «Guarda, guarda!».
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Allora mi voltai, come chi si attarda a vedere ciò che deve sfuggire e cui la paura toglie subito gagliardia, e che mentre osserva non esita comunque a scappare: e vidi dietro di noi un diavolo nero che veniva correndo su per il ponte.
Ah, quanto mi sembrava feroce nell'aspetto! E come mi pareva crudele nei suoi atti, mentre correva agilmente coi piedi e le ali spalancate! La sua spalla, acuminata e rialzata, caricava un peccatore che giaceva riverso con entrambi i fianchi, del quale il diavolo teneva strettamente le caviglie.
Il diavolo dal ponte dove eravamo disse: «O Malebranche, ecco uno degli anziani di Santa Zita (comune di Lucca)! Gettatelo nella pece, mentre io torno nuovamente a quella città che è piena di barattieri: lo sono tutti tranne Bonturo Dati; là, per denaro, ogni 'no' diventa 'sì'».
Lo scaraventò nella pece e si voltò sulla roccia del ponte; e nessun mastino sciolto fu tanto rapido a inseguire il ladro.
Il dannato si immerse e tornò a galla tutto imbrattato; ma i diavoli che erano nascosti dietro il ponte gridarono: «Qui non c'è il Santo Volto! Qui si nuota diversamente che nel fiume Serchio! Perciò, se vuoi evitare che ti straziamo, non emergere al di sopra della pece».
Poi lo afferrarono con più di cento uncini e dissero: «Qui devi ballare coperto dalla pece, così, se puoi, arraffi di nascosto». Non diversamente da loro, i cuochi fanno immergere ai loro sguatteri la carne con gli uncini in mezzo alla pentola, perché non venga a galla.
INFORMAZIONI
CANTO XXI
Nel canto XXI viene descritta la V Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno dove sono puniti i barattieri: truffatori colpevoli di aver usato le loro cariche pubbliche per arricchirsi. In questo canto Dante incontra i Malebranche, capeggiati da Malacoda, che sorvegliano le anime dei dannati immerse nella pece, ricacciandoli dentro con uncini affilati e ridendo di loro.
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I MOSTRI
I Malebranche sono una tipologia di diavoli. Dante li rappresenta come dei demoni neri, alati, e armati di bastoni uncinati coi quali afferrano e straziano i dannati, obbligandoli a stare immersi nella pece bollente.
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Blake in questa tavola dà ai diavoli le facce di rispettabili gentiluomini, raffigurandoli con eleganti bastoni uncinati per torturare Ciampolo, uno dei dannati di questa bolgia. Le ali dei Malebranche sono appuntite e scure, così come lo è il fiume di pece che fa da sfondo all’immagine, da cui esce un fumo altrettanto nero che sottolinea il calore di questo luogo. L’umanizzazione di questi mostri aggiunge un tocco inquietante all’effetto finale della rappresentazione.

Dorè dipinge i Malebranche come dei demoni neri alati, con lunghe code sottili e piccole corna, dotati di lance con in cima un uncino, con cui tormentavano i dannati. In questa illustrazione li vediamo intenti a ricacciare un dannato dentro la pece bollente. I profili di questi mostri sono spigolosi e minacciosi, proprio come le punte dei loro uncini.

Dell’Otto rappresenta i Malebranche in volo mentre parlano con Dante e Virgilio. I corpi dei mostri assomigliano a quelli di un fauno, unendo un busto umano a delle pelose zampe da capra. Tutto nelle loro forme è spigoloso, dalle piccole corna ai profili delle ali, dalla coda appuntita alle dita, dotate di artigli che assomigliano a quelle del loro lungo bastone uncinato. Sul fondo dell’immagine vediamo un fumo denso e chiaro, che richiama la temperatura elevatissima della pece sottostante.

Blake in questa tavola dà ai diavoli le facce di rispettabili gentiluomini, raffigurandoli con eleganti bastoni uncinati per torturare Ciampolo, uno dei dannati di questa bolgia. Le ali dei Malebranche sono appuntite e scure, così come lo è il fiume di pece che fa da sfondo all’immagine, da cui esce un fumo altrettanto nero che sottolinea il calore di questo luogo. L’umanizzazione di questi mostri aggiunge un tocco inquietante all’effetto finale della rappresentazione.