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fuoco

CERBERO

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CANTO VI, VERSI 13-33

Cerbero, fiera crudele e diversa, 
con tre gole caninamente latra 
sovra la gente che quivi è sommersa.
 
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, 
e ’l ventre largo, e unghiate le mani; 
graffia li spirti ed iscoia ed isquatra. 
 
Urlar li fa la pioggia come cani; 
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo; 
volgonsi spesso i miseri profani. 
 
Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, 
le bocche aperse e mostrocci le sanne; 
non avea membro che tenesse fermo.
 
E ’l duca mio distese le sue spanne, 
prese la terra, e con piene le pugna 
la gittò dentro a le bramose canne.
 
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, 
e si racqueta poi che ’l pasto morde, 
ché solo a divorarlo intende e pugna, 
 
cotai si fecer quelle facce lorde 
de lo demonio Cerbero, che ’ntrona 
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.

PARAFRASI

Cerbero, belva crudele e mostruosa, latra come un cane con tre teste sopra i dannati che sono sdraiati nel fango. Ha gli occhi rossi, il muso sporco e unto, il ventre gonfio e le zampe con artigli; graffia, scuoia e fa a pezzi i dannati. La pioggia li fa urlare come cani; cercano di proteggersi l'un l'altro coi fianchi; i miseri peccatori si voltano spesso.

 

Quando Cerbero, il mostro orribile, ci vide, spalancò le fauci e ci mostrò le zanne; non aveva parte del corpo che non tremasse. E il mio maestro aprì le mani, prese un po' di terra e la gettò coi pugni pieni nelle fauci fameliche del mostro. 

 

Come quel cane che abbaia ed è affamato, e poi si placa quando addenta il boccone, poiché non ha altro pensiero che divorarlo, allo stesso modo si placarono le facce sozze del demonio Cerbero, che rintrona a tal punto le anime che vorrebbero essere sorde.

INFORMAZIONI

CANTO VI

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Ci troviamo nel III cerchio dell’Inferno, in cui vengono puniti i golosi. I dannati si trovano con la pancia e la faccia a terra, nel fango, colpiti senza fine da pioggia, neve e grandine e tormentati da Cerbero. In vita il peccato della gola ha fatto perdere a queste anime la dignità, si sono comportate come animali, interessate solo a soddisfare il proprio appetito, ora invece sono costrette a vivere come le bestie, con il volto rivolto a terra.

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IL MOSTRO

 

Cerbero, un mostruoso cane a tre teste, è sia il guardiano delle anime che si trovano in questo luogo, sia il loro punitore. Con le sue tre bocche e i suoi artigli “graffia gli spirti ed iscoia ed isquatra” (v.18). É un mostro dall’aspetto e dai gesti animaleschi.  

Dante interpreta e trasforma secondo l’immaginario medievale, ma anche seguendo la sua fantasia, ciò che la tradizione classica greco-romana racconta. La figura di Cerbero si ritrova nel VI Canto dell’Eneide di Virgilio, da cui Dante prende l’informazione della fame insaziabile del mostro, adatto a governare il luogo in cui viene messo.

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